ERRORE DI CALCOLO di V. de Martino
Può capitare per tariffe complesse che includono servizi accessori e porti multipli un qualche errore che se per difetto torna utile al mittente che risparmia. Ad esemplificare tale casistica la busta che propongo all’ attenzione del lettore.
Mi piace supporre che l’ assicurata per L. 5.000 (Cinquemila), inoltrata da Trieste Centro il 21 marzo 1919, contenesse francobolli di alto valore (Kr. 10 e simili?) da periziare considerato il “pregasi non perforare” e il destinatario Emilio Diena inequivocabilmente da identificarsi con il grande esperto.
Comunque la busta, inviata da ufficiale in forza alla “Commissione di Censura Postale”, riporta al recto l’ annotazione a matita blu verisimilmente apposta dall’ addetto postale “18 gr X 4,65” quali dati che identificano il peso dell’ involucro e l’ importo da esigere.
Difatti l’ affrancatura con valori sovrastampati in c.mi di corona (c. 45 + sette c. 60 di cui due apposti al recto) corrisponde nel totale alla predetta cifra di 4,65. Però i conti non tornano nel senso che secondo il tariffario vigente dal 1.3.19 (D.L. n. 68 del 26.1.19 e D.L. n. 320 del 27.2.19) l’ importo totale doveva inclu-dere L. 0,25 per Lettera 1° (gr. 20) + L. 0,30 (Raccomandata) + L. 5,10 (pari a 17 porti L. 0,30 ciascuno per ogni L. 300 di valore assicurato) per complessive L. 5,65.
La perfetta rispondenza dei decimali suggerisce il trattarsi di errore peraltro non rilevato nelle fasi di smistamento e consegna che venne regolarmente effettuata, il 25 seguente.
Altra ipotesi? Improbabile ma pur sempre possibile nella consapevolezza che solo lo sciocco è certo della propria infallibilità.
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