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IL CICLO MILITARE BIANCHI

  Nato nel 1865 Edoardo Bianchi,  che aveva appreso i primi rudimenti della meccanica nel collegio dei Martinitt, impianta in via Nirone nel centro storico di Milano un’ officina per la riparazione e la costruzione di velocipedi di cui presto rinnova la concezione riducendo il diametro della ruota anteriore, adottando la catena di trasmissione del francese Vincent, e abbassando l’ altezza dei pedali. Nel 1888 adotta le ruote pneumatiche inventate da Dunlop e nel 1901 inventa la trasmissione a cardano mentre nel 1913 il dispositivo frenante anteriore. La bici moderna è ormai nata. L’ attività si allarga a motocicli e automobili tanto che nel 1914 è ormai un costruttore affermato, con produzioni impressionanti per l’epoca: 45.000 biciclette, 1.500 motociclette e 1.000 automobili. Nel mondo delle competizioni la bici Bianchi si afferma oltre ogni più rosea aspettativa e da Tommaselli a Coppi, da Basso a Pantani è un elenco interminabile di successi che si rinnovano dal 1899 ai nostri giorni.
      Con l’entrata in guerra dell’Italia nel 1915 la Bianchi si dedica alla fabbricazione ad uso militare di motociclette, camion, autolettighe e biciclette pieghevoli e rigide, adottate dal Ministero della Guerra e dai corpi militarizzati. A gomme piene per la truppa ed a gomme pneumatiche per gli ufficiali, questa singolare bici viene affidata ai Bersaglieri dell’Esercito Regio ed impiegata fuoristrada, dalle Alpi (Caporetto, Piave, Monte Grappa) ai deserti africani.   La bici del bersagliere (allo scoppio della prima guerra mondiale si è formato a Milano il 1° battaglione volontari ciclisti)  ha una struttura particolare montando un telaio pieghevole che consente in pochi secondi la collocazione sulle spalle con appositi spallacci mentre al centro è sistemato uno zainetto per gli oggetti d’ equipaggiamento e dietro al sellino ricavato lo spazio per il porta-mantellina. Pesa a pieno carico kg. 26 (per i mitraglieri 40) e le esercitazioni prevedono almeno 110 Km al giorno alla media di 16 Km/h

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